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Il miglioramento nella danza dipende da sangue e sudore

Sangue e sudore per crescere nella danza

Spesso capita che sia fastidioso e anche poco interessante dover provare diverse routine e tecniche di ballo.

La maggior parte di noi inizia a ballare con l’obiettivo di diventare rapidamente abile nello stare in pista, cercando sempre i partner di ballo più talentuosi. 

Ma la realtà si fa presto sentire e siamo costretti a stare fermi mentre tentiamo di mantenere il nostro equilibrio su un semplice giro sul posto, ricordando i passi corretti.

Un po’ deprimente vista da questa prospettiva.

Per questo molti si arrendono a questo punto della fase iniziale.

Non è che quei sogni scompaiono, piuttosto, nel mezzo dell’infinita prova del modello da raggiungere, li perdiamo momentaneamente di vista. 

Quando arriva il momento di esercitarsi nella danza, spesso lo rimandiamo fino all’ultimo minuto, il che ci fa sentire ancora più sconvolti quando ci rendiamo conto di quanto poco siamo migliorati e quanto poco sappiamo.

Alcune persone credono che gli obiettivi abbiano abbastanza valore per farci andare avanti nel nostro percorso. 

A volte entriamo con un’intenzione, solo per scoprire che ballare potrebbe aiutarci a realizzarne un’altra.

Spesso si inizia a far parte di un gruppo (come quello di una classe di danza) per essere accettati, anche se molti hanno grandi difficoltà ad interrelazionarsi.

Poi nel tempo accade l’inspiegabile, quella piccola scintilla che in molti chiamano l’interruttore di sblocco.

Le nozioni basiche fluiscono come sangue nelle vene e finalmente quel movimento, base o passo che non ci veniva, ecco che appare del tutto naturale.

La fortuna di iniziare con un obiettivo appassiona i soggetti a non mollare, altri obiettivi tendono ad evolversi con il tempo. 

Molti iniziano giusto per muoversi, finendo nel competere in gare internazionali o spettacoli con danzatori famosi.

Il vero progresso, in qualsiasi campo o area di studio, non tratta di portare alla luce un’abilità nascosta nel profondo di te stesso, ma tratta di sfruttare ciò che meglio ti viene come gancio traino per tutto il resto.

Ci vogliono i minuti e le ore che passi a esaminare ogni appunto, ancora e ancora, controllando per vedere cosa ti fa sentire meglio e cosa no. 

Ciò avviene gradualmente man mano che cresci per conoscerti meglio e scoprire come sei stato progettato per danzare, a prescindere dal perché tu lo faccia.

A un certo punto avviene un cambiamento e si parte ad aspettare con ansia la prossima volta che ci eserciteremo nella danza, nella speranza che questa sia l’occasione in cui verrà capito e perfezionato finalmente un giro a dx, un movimento di spalle, un arabesque, un plié, o il triplo giro. 

Nei luoghi in cui prima si percepiva solo ripetizione e noia, ora vediamo opportunità di avanzamento, crescita e promesse in noi stessi.

Così come tutti gli sport e le discipline artistiche esistenti, solo attraverso il sangue, il sudore e le lacrime si è in grado di raggiungere la realizzazione personale di cui abbiamo così disperatamente bisogno nel ballo.

Riceviamo lo straordinario privilegio di guardare indietro e renderci conto che il successo non era qualcosa che ci è stato conferito, piuttosto, abbiamo lavorato duramente per acquisirlo, passo dopo passo, danzando.

Molte persone che si trovano dinanzi all’ostacolo, alzeranno gli occhi al cielo e passeranno ad altri piaceri banali senza più interagire nella materia che provavano a studiare.

Questo equivale ad una sconfitta morale e psicologica.

Non solo siamo stati così scemi da non capire se qualcosa ci piacesse alla lezione di prova, ma abbiamo sottovalutato anche l’impegno occorrente per impararla.