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Nascita della posizione En Dehors nel balletto accademico

Nascita della posizione En Dehors nel balletto accademico

Un problema nella danza classica è sempre stato causato dalla rigidità, un tipo di rigidità utilizzato per accentuare le basi visive della leggiadria e della semplicità.

Poiché richiesto di legge dalle norme delle arti classiche, è stato obbligatoriamente richiesto strutturare il ballo di accademia per mezzo dell’equilibrio del corpo cercando di eliminare al massimo la tensione e lo strappo o contrazione dal movimento.

Dopo differenti tentativi nel ricercare all’interno dei danzatori i giusti moduli o canoni del movimento accademico, ecco che finalmente i grandi preparatori si sono soffermati sulla concentrazione del lavoro riguardo alla muscolatura profonda.

Da qui in poi importanti elementi come la respirazione corretta durante l’esecuzione, l’interazione precisa con la forza di gravità, ed infine, un tipo di rispetto assai più profondo a differenza dello stile passato.

Quest’ultimo basato sul bilanciamento corretto verso le diverse parti del corpo e verso l’utilizzo totale del baricentro; tutti codesti accorgimenti hanno fatto si di riuscire ad avvicinare i grandi coreografi ad un nuovo metodo, innanzitutto per quanto concerne i nuovi tipi di movimento basati sulla codifica.

Tra i variegati tipi di interventi subiti nelle tecniche e nelle prassi dell’accademico nel corso dei tempi, il balletto ha inoltre affrontato un ruolo estremamente importante dal cambio giunto sulle gambe sotto il livello anatomico, che da allora, ha fatto sì che gli arti inferiori abbiano  potuto muoversi grazie ad una maggiore libertà esecutiva durante i passi.

Questo è stato possibile massimamente grazie ad un dettato dalla deviazione verso l’esterno delle punte dei piedi, che da allora, ancora oggi ovunque determina la forma geometrica “a trapezio” della particolare area di appoggio del piede nella danza classica.

Durante il 700’ prende capillarmente piede nel settore accademico francese questa variazione applicativa sulle punte, dando così vita alla posizione “En Dehors”, che tradotto nella nostra lingua significa per l’appunto “al di fuori” o “in fuori”.

La posizione ha anch’essa subito altrettante modifiche, giungendo infine ad aumentare verso l’esterno la rotazione inclusa dei piedi fino a 45 gradi per ciascun piede, vale a dire, sino a formare un angolo retto di 90 gradi con l’angolatura creata sommando quella tra un piede e l’altro, ovviamente includendo inevitabilmente una piccola rotazione delle articolazioni delle anche del bacino.

E’ solo attorno alla metà dello stesso secolo che l’En Dehors raggiunge infine un’ampiezza angolare piatta, data dai famigerati 180 gradi tutt’oggi utilizzati, vale a dire con una punta del piede che guarda completamente in opposizione all’altra.